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Discussione e Conclusioni

I bite classici usati in gnatologia ad oggi sono prevalentemente passivi cioè non sono abbinati dai clinici ad esercizi funzionali e non sono strutturati per svolgere tale scopo. Il paziente si limita ad indossarli e il clinico durante i controlli si limita a controllare la presenza di variazioni dei contatti dentali. Anche gli innumerevoli bite immediati immessi in commercio negli ultimi anni sono in prevalenza dispositivi per proteggere i denti dall’usura del bruxismo e/o serramento e non sono rieducativi o funzionali. Il dispositivo Anello Linguale Ri.P.A.Ra. è invece molto diverso dai primi e da questi ultimi perché nasce proprio come bite rieducativo.
Come illustrato nella descrizione del protocollo, l’Anello Linguale, oltre ad essere indossato, prevede un percorso di coinvolgimento attivo del paziente soprattutto per quanto riguarda la postura della lingua, gli esercizi di fisioterapia da effettuare con il Ri.P.A.Ra. in bocca e l’atteggiamento comportamentale a non serrare sui piani orizzontali del bite stesso. Questo per abbinare in modo congiunto i tre filoni terapeutici A, B e C ormai recensiti dalla letteratura (fig. 1) (25, 27, 32, 33). Negli ultimi anni pertanto, le nostre strategie di trattamento si sono evolute in tal senso ed è stato adottato il protocollo descritto che ci ha consentito di ottenere i risultati illustrati e quindi di trarre le seguenti considerazioni e conclusioni.
• Nessun paziente dei 160 inseriti nel campione ha peggiorato la sua situazione. Questo dato è molto significativo visto il basso costo di gestione clinica, essendo un dispositivo ready to use, il contenuto costo economico e biologico, ma soprattutto la bassa invasività, la reversibilità e la terapia conservativa basata sull’evidenza.
• Sono rimasti stazionari solo: 6 (4%) dei 160 pazienti con il click iniziale; nessuno (0%) con le algie ATM; nessuno (0%) con algie muscolari; 35 (28%) con le cefalee; 28 (34%) con algie cervicali; 29 (22%) con parafunzioni. Pertanto pochissimi soggetti sono rimasti stazionari e probabilmente questi avevano alterazioni di natura più complessa o strutturale, soprattutto per quanto riguarda le algie cervicali, che come detto sembrano essere più correlabili a patologie del distretto come tensioni post traumatiche o lordosi accentuate. Infatti abbiamo visto che hanno beneficiato del nostro protocollo più i pazienti che presentano rettilineizzazione piuttosto che i pazienti con accentuazione della lordosi; sottolineiamo quindi una attenta indagine di questo distretto.
• Sono migliorati: 51 (32%) pazienti che avevano il click; 36 (33%) che riferivano algie ATM; 32 (28%) con algie muscolari; 29 (24%) con cefalee; 26 (32%) soggetti con algie cervicali; 101 (78%) pazienti che inizialmente riferivano di serrare e/o bruxare.
• Sono molto migliorati con la scomparsa totale del sintomo: 103 (64%) pazientidei 160 con il click iniziale; 73 (67%)che avevano algie ATM; 83 (72%) che riferivanoalgie muscolari; 59 (48%) conCefalee; 28 (34%) con algie cervicali.
• Facendo in fine la valutazione complessiva della remissione dei sintomi, si è visto che 99 pazienti pari al 62% riferiva la scomparsa congiunta di tutti i disturbi. Questo ultimo dato, assieme ai dati dei pazienti migliorati e dei pazienti molto migliorati confermano che il dispositivo Anello Linguale è sicuramente valido, unitamente al nuovo protocollo, per intercettare gli squilibri articolari (click, algie ATM, mialgie) che derivino da possibili alterazioni occlusali ma soprattutto da tensioni e problematiche neuromuscolari. Questa conclusione trova conferma soprattutto negli esami strumentali eseguiti: RM delle ATM con e senza Anello Linguale in bocca (figg. 4 e 5); elettromiografie a T0 senza dispositivo e a T3 dopo 3 mesi di utilizzo dell’Anello Linguale; assiografie con e senza dispositivo in bocca che documentano il riposizionamento tridimenzionale occluso condilare.
Complessivamente quindi le conclusioni del nostro studio non possono che essere positive, visto anche la brevità dei 3 mesi del protocollo, e il bite universale Anello Linguale, subito disponibile per il paziente ed il clinico, abbinato alle autocure e agli esercizi - counselling, behavioral therapy ed esercizi domiciliari e con il clinico - (8-12), alla gnatologia-miocomportamentale (fig. 1), si è dimostrato un efficace presidio per il trattamento immediato dei TMD.

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Vantaggi e Svantaggi

A margine di quanto detto e analizzato ci sembra importante esporre in modo sintetico i vantaggi e possibili svantaggi riferibili a questo nuovo approccio terapeutico.

Vantaggi
• La possibilità di abbinare assieme diverse proposte terapeutiche in un piano più completo, cioè: la terapia con il bite, la terapia tramite l’informazione e l’educazione, la terapia con esercizi fisici e rieducazione miofunzionale, la terapia comportamentale.
• L’immediatezza dell’utilizzo del bite Anello Linguale, ready to use, sia per il paziente che per l’operatore.
• Il basso costo di gestione sia economico che clinico; la bassa invasività biologica e il valido rispetto di terapie conservative.
• La riduzione dei tempi di attesa (spesso lunghi), sia nella pratica privata, sia soprattutto nelle strutture pubbliche.
• La facilità di gestione da parte del paziente e del clinico.
• Il coinvolgimento della lingua nella terapia di rieducazione funzionale.
• La buona tollerabilità e versatilità.
• La possibilità di avere risposte differenziali sui diversi tipi di TMD, per poi eventualmente poter modulare in modo diverso la prosecuzione della condotta terapeutica. Questo ultimo aspetto va a rafforzare le logiche delle “terapie conservative basate sull’evidenza e a bassa invasività”, richieste dalla comunità scientifica, per ottenere il massimo beneficio con il minimo dispendio e solo in seguito poter articolare terapie più importanti. A tale proposito sottolineiamo che tutti i pazienti continueranno ad essere monitorati e i soggetti rimasti stazionari o solo migliorati saranno rivalutati ed inclusi nel programma con l’utilizzo di terapie specifiche o tramite i bite tradizionali.
Oltre a questi vantaggi, c’è la possibilità di essere somministrato dal clinico a pazienti che hanno ultimato trattamenti odontoiatrici protesici o riabilitativi per ottenere un decondizionamento e/o una protezione occlusale.

Svantaggi
Gli svantaggi di questo nuovo dispositivo e del protocollo sono legati soprattutto alla maggiore richiesta di collaborazione da parte del paziente, che deve imparare a gestire il bite con una diversa strategia e tempistica. Altro possibile svantaggio può essere la gestione della postura della lingua, che diventa importante nel corretto mantenimento del dispositivo in bocca.
Ovviamente i vantaggi e gli svantaggi sono anche legati alla preparazione e capacità di gestione da parte del clinico. Il presente studio, seppur su una popolazione di 160 soggetti, necessita sicuramente ulteriori approfondimenti e un più lungo monitoraggio dei riscontri clinici.

Ringrazio sentitamente il prof. Carlo Di Paolo, il Dott. Giuseppe Currò, il Dott. Ferlisi Mario e tutti i colleghi del Servizio di Gnatologia Clinica del Policlinico Umberto I dell’Università la Sapienza di Roma, del reparto di Ortognatodonzia del Dipartimento del Policlinico “Paolo Giaccone” di Palermo e i colleghi sia privati che delle ASL.

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